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domenica 23 novembre 2014

Gli scheletri nell'armadio

Non c'é niente di peggio di quelli sicuri di sé. Mi spaventano a morte. Quelli che "te la spiego io la vita". ecco quelli poi mi fan sentire una sbarbatella in mezzo a un bosco pieno di lupi.
Come si fa a sapere cosa è bene fare e cosa no? Chi ce lo spiega?
è come all'università, salti una lezione, arrivi la volta dopo e gli altri sanno cose che tu non sai, e nessuno si prende la briga di spiegartele.
Ecco, per me ora, è esattamente cosi. C'é sicuramente una lezione che mi son persa: la lezione su come scegliere cosa fare una volta per tutte e non tornare indietro.
Poi però mi fermo a riflettere: siam 7 miliardi sulla terra, sarò mica l'unica a non sapere prendere una decisione una volta per tutte. Non si tratta di scegliere e basta, perché quello lo faccio, spesso, a volte anche in modo troppo impulsivo, si tratta per lo più di capire cosa voglio davvero.
Il soggetto di discussione più vecchio del mondo, dopo la scelta della cena.
Ho una vita, concretamente, una manciata di anni, che ora, a 28 anni, capisco che scorrano anche troppo velocemente, come faccio ad usarli al meglio? Da che punto potrei partire?
Potrei abbandonare tutto. Cambiare tutto. Reinventarmi.
Potrei continuare a testa bassa e a olio di gomiti in quello che faccio, solidamente attaccata al mio principio che lo sforzo ripaga.
Potrei ignorare tutto questo, questo caos che gravita in testa da mesi.
Oppure potrei rimettermi in discussione, che forse è la cosa piu sensata da fare.
Mi dico che siam tanti su terra a interrogarci quotidianamente, che ognuno ha il proprio inferno personale, un armadio chiuso che non svela a nessuno, un diario che brucerebbe piuttosto che far leggere, un passato che pesa.
Gli scheletri nell'armadio sono la mia passione ultimamente: parlare con persone conosciute e non, new entry della vita, grattare un pò più profondamente nel loro passato e cercarlo: lo scheletro, ma poi, perché chiamarlo cosi? Per me è una scatola, chiusa, sul fondo di un armadio, coperta da sciarpe, cappelli e cose poco usate. Una scatola che quasi ci dimentichiamo di avere, ma pesa.
Te ne accorgi quando ci si avvicina all'armadio: vedo subito una fragilità che appare sul volto della persona, un'ombra che passa sugli occhi. La voce esita, lo sguardo si abbassa, le mani si innervosiscono, le dita cercano qualcosa da triturare.
Non si parla della scatola, perché "non si fa" perché è pesantissima a volte, perché nessuno vuole dire davvere com'é.
Eppure quando lo facciamo sentiamo un peso che si solleva, ci sentiamo nudi, ma capiti.
Sull'orlo del baratro aspettiamo per vedere se l'altro ci ama ancora, se capisce, se sa, se giudica.
Fa paura aprire la scatola, sia essa piena di bugie, di meschinità umane, di azioni non fatte, di rimpianti, di rimorsi, di gesti violenti, di parole che non ci si puo piu rimangiare. Fa paura perché stiamo ammettendo che siamo peggio di quello che vorremmo essere. Che non siamo certi di noi stessi, che certe cose le rimpiangiamo, e ce ne pentiamo.
Chi ha una scatola di un certo peso riconosce subito chi come lui la tiene in fondo all'armadio.
Settimana scorsa ho scoperto la scatola di qualcuno di mai visto, e posso descrivere il momento in cui l'anta dell'armadio si è aperta e mi ha fatto sbirciare all'interno.

La rivedo davanti a me; si appoggia allo schienale della seggiola, esita, le mani giocano con la forchetta, sposta lo sguardo altrove, poi mi fissa, e mi dice di quanto suo padre sia stato importante..
Avevo 8 anni, mi racconta, eravamo in macchina, mio papà mi mette una mano sul ginocchio e mi dice "qualsiasi cosa succeda sappi che ti voglio bene" e io pensavo che volevo solo che la togliesse quella mano.
Lo potevo quasi toccare quel rimorso, quel rimpianto. Vent'anni dopo. Poi continua, con gli occhi quasi lucidi e mi racconta sprazzi di vita dagli 8 ai 33.
Sentire la fragilità delle persone, scoprirne segreti non raccontati fa capire quanto difficile sia scegliere, per il meglio, con sicurezza, una volta per tutte, quanto nessuno possa essere biasimato per le sue scelte.
Scoprire le ombre delle persone fa sentire meno soli, quando si scorgono lati nascosti di chi ostenta serenità  fa capire quanto valga la pena mettersi in discussione, quanto serva dire che "non so dove andare". Forse l'unica strada per trovare la strada è mettere da parte la cartina e ascoltare i viaggiatori, ignorare i lupi del bosco ed i sicuri di sé, quelli che "te la spiego io la vita".
Quelli poi, mi hanno sempre spaventato a morte.