Pagine

Visualizzazioni totali

lunedì 24 agosto 2015

che rumore fa un sogno che muore?

un tonfo sordo.

Cade dall'alto e non fa rumore, perché chi non ha cuore per sentirlo forse, quasi, non se ne accorge.

Un sogno che muore è un colore, blu, come il cielo che accompagna chi sceglie il suo destino.

Un sogno che muore è un rumore, di passi che se ne vanno.

Un sogno che muore ha il peso delle parole che tagliano, graffiano e lasciano il segno.

Un sogno che muore ha l'odore di un pomeriggio d'estate, nella quiete di una settimana che finisce.

La sconfitta è una scelta, che affrontiamo consapevolmente e l'infelicità è una conseguenza alla quale andiamo incontro a testa bassa.
Mai come nel fondo degli occhi dell'altro si puo arrivare a leggere la solitudine che ci avvolge.

Non ho Saputo salvare quello che avrebbe forse potuto essere salvato perché non si puo salvare chi vuole annegare solo.

Niente è più triste, di un uomo sconfitto che abbassa la testa e rinuncia ad un'idea.

Nulla vale tanto la pena quanto l'idea di poter realizzare un progetto, di poter esser felici, di diventare le persone che vorremmo essere.

Non foss'altro che per smentire chi crede sia impossibile, per smuovere chi crede che nulla possa cambiare, per convincere chi pensa che la vita sia solo una serie di doveri con poca felicità, mi riprometto ancora una volta di attaccarmi con le unghie e con I denti all'idea che un giorno saro la persona che ho sempre sognato essere.


venerdì 7 agosto 2015

e se poi tornassimo tutti?

E se poi tornassimo tutti, piano piano, uno per uno, rientrassimo tutti a casa?

Silenziosi, senza fare rumore, se tornassimo piano, alle prime luci dell'alba o con gli ultimi voli della sera.
Se tornassimo su un treno, se guidassimo tutta la notte, se prendessimo Pullman, aerei, treni auto e magari bici, e tornassimo a casa?

Se chiudessimo le valigie, una volta per tutte, prendendo un volo di sola andata, ma questa volta nella direzione giusta?

Siamo stati pronti a partire, lasciare, salutare, abbandonare, chiudere, voltare le spalle, riiniziare.

Siamo disposti a tornare? tornare a casa, alle origini, ai posti che ci appartengono, ai profumi che ci legano a luoghi e persone, alle frasi che ci sono familiari, ai colori che abbiamo nel cuore.

Siamo pronti ad affrontare? Affrontare un paese che forse non è al passo con I tempi come quello nel quale ci troviamo ora, dove in autostrada si supera a sinistra ma pure a destra, dove si agitano le mani, si alzano le voci, si scaldano gli animi.



Siamo coscienti che quel che abbiamo qui, dove siamo ora, sarà bello, magari bellissimo, ma annebbiato dalla mancanza dei nostri affetti?

Siamo disposti a rinunciare a chi ci ha cresciuto, ai luoghi che ci hanno visto maturare, agli amici che ci sono stati nei momenti più neri, alla famiglia che ci ha protetto, per allontanarsi alla ricerca di un guadagno piu alto?

Ognuno di noi, lo so, ogni giorno si sveglia diviso a metà. Sono cinque anni che  lo vivo, che lo sento.

Ogni giorno ci svegliamo con un pezzo di cuore a casa, un pensiero a chi è rimasto, e un pezzo di cuore qua, dove ci siamo fatti adottare, ma mai saremo come loro, perché sappiamo bene, tutti, che la casa è una sola.

Per quanto vogliamo fare una vita a metà? per quanto sarà giusto saltare su e giu da aerei per cercare di essere a casa nei momenti importanti, per poi tornare, di corsa, con l'ultimo volo della domenica sera, per non perdere neanche un attimo, un sorriso, un abbraccio, e rientrare frettolosi nelle nostre nuove vite lontane.

La domanda, in fondo, è una sola: ne vale la pena?




Quando siamo soli, lontani, quando per condividere un bel momento si pensa a quell'amica li, proprio quella, che abbiamo tutti, che pero è almeno a 1000 km di distanza, e allora dobbiamo attaccarci a Skype per raccontaglielo. Sperando che Skype funzioni.

Quando invece proviamo a condividere qua, con chi abbiamo conosciuto negli anni, ma per fargli capire tutto dobbiamo andare indietro, con gesti e giri di parole per concludere "ti porterei li per farti capire, perché cosi non si puo"

Quando festeggiamo compleanni, lontani.

Quando sono I matrimoni degli amici che perdiamo, tiranno il tempo, I voli, I soldi, tiranni noi della nostra stessa vita.

Quando nascono I figli degli amici piu cari, e non ci siamo. No, niente visita all'ospedale. Noi arriviamo quando I bimbi hanno qualche mese, con scuse, peluche e un velo di malinconia.

Quando le persone invecchiano, e noi non siamo li per loro, siamo lontane, in nome di un'urgenza di scappare da "questo paese di merda".

Quando il paese cambia, la lingua evolve e noi torniamo spaesati, con un accento straniero, e I ricordi degli anni in cui siamo partiti e l'impressione di essere in vacanza.

Mi chiedo: ne vale la pena?

Vi chiedo, ne vale la pena?

Io, dopo cinque anni, so che nessuno mi ridarà questo tempo lontano dalla mia famiglia e dai miei affetti. e uno stipendio più alto non mi farà dimenticare da dove vengo e a cosa appartengo, nonostante tutto. Nonostante tutti.