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sabato 9 agosto 2014

Quando vai via

Quando vai via non sai se sarà per sempre o se ritornerai, un giorno, sui tuoi passi.
Mi ricordo come fosse ieri, la mattina nella quale ho varcato la soglia della porta di casa, saran state le 4 del mattino, del 18 ottobre 2010.
Destinazione, Malpensa.
Quando parti per mete sconosciute, tutte le fibre del tuo essere tendono verso il viaggio. Nulla ti tiene più dove sei, dove ormai eri, nulla ti permette di ricordare quello che lasci, mente e corpo son già là, dove stai andando.
Non importa quanto lungo sarà il viaggio, ti cresce un'energia dentro che ti farebbe fare qualsiasi tipo di sforzo pur di arrivare alla meta.
Quando son partita era cosi, ero cosi. Fibre e cuore, tutto che correva al mio imminente nuovo futuro.
Non sono, in fondo, lontano dalla mia casa. Dalla porta della mia casa belga a quella della mia casa di Varese, ci son 860 km, a volte paion migliaia, a volte non sembra mai abbastanza lontano.
Eppure neanche 1000km bastan a farti cambiare. In un'ora e mezza di volo ho perso tutto.
No, forse perso tutto non è giusto, ho messo da parte tutto: famiglia, amici, luoghi, ricordi, sogni, progetti. Tutto è rimasto li, cristallizzato, come nei fermi immagine dei film (ve lo state immaginando come sto facendo io?)
Ho chiuso, sbattendola, la porta dei miei 20 anni perché avevo la sete di chi corre in un deserto verso una bottiglia di acqua ghiacciata.
Mi son buttata a capofitto nella mia nuova vita, anima e corpo, lacrime e fiumi di inchiostro per imparare il francese, per trovare il mio "posto nel mondo".
Dopo 6 mesi, i più duri, ho iniziato a respirare. All'inizio sei un pesce rosso in un boccale, vedi gli altri, parlano, si divertono, e tu non riesci a comunicare.
Vorresti dire tanto, chi sei, perché sei li, chiedere di loro, ma ti manca..tutto per poterti esprimere.
Ho imparato a guardare con occhi nuovi, perché a volte parlare è proprio superfluo.
I primi mesi, mi ero data 3 mesi per capire se era il caso di restare, è tutto di una difficoltà immane, uscire a comprare il pane, andare a fare la spesa, comprare un biglietto del treno.
Ho fatto colloqui in agenzia quasi subito e poi il porta a porta: è cosi che ho trovato il mio primo lavoro come prof di italiano.
Pian piano poi, come in un puzzle, tutto va al suo posto.
Dal primo lavoro al secondo, poi al primo indeterminato, poi la decisione di lasciare questo "lui" che avrebbe dovuto essere il lui del "per sempre", la ricerca di un appartamento, nuove amicizie, nuove prospettive, l'acquisto di una casa, il cambio di lavoro e il nuovo contratto, firmato la settimana scorsa.
Tutto cambia, si cresce. Vivere all'estero non ti fa diventare più saggio, più intelligente, nè migliore di chi resta a casa. Se doveste dire una cosa che lo stare all'estero vi ha fatto imparare?
Per me è stato l'imparare a tacere. Quei primi 3/4 mesi di silenzio forzato ancora me li ricordo.
Si ascolta, si impara, tutto serve, e ci si rimette a posto.
Finita la superbia e la sicurezza di sé tipici di chi non ha mai varcato la soglia di casa per uscire dalla cosiddetta "zona di confort", ci si rimette enormemente in discussione e qua al nord europa c'é spazio per la rimessa in discussione, sotto tanti punti di vista. Ho imparato che l'Italia è amata ma noi a volte lo siam meno.
Essere italiana qua, per me, vuol dire portare un'invisibile bandiera sulla schiena, che mi obbliga a dare ogni giorno il meglio di me stessa, perché, non so voi, ma a essere all'estero ci si sente un pò unici rappresentanti del proprio paese.
Sento questo "dovere" di dimostrare che non siam tutta la merda che i giornali dicon di noi, che siam un popolo di gente fiera, gaia, che ha saputo ricostruire sulle macerie, che crede nella famiglia, un popolo solare, che ha perso un pò del suo brio, perché ce l'han tolto a forza di prese in giro e promesse non mantenute.
Siam un popolo che abita in uno dei posti più belli del mondo, invidiati in tanto, scherniti troppo spesso.
Partire vuol dire lasciare, cambiare, crescere, come dicevo.
Ma partire, per me, non vuol dire dimenticare chi sono. Non si parte per dimenticarsi, io son partita per ritrovarmi. Se avessi dimenticato chi sono non avrei mai potuto percorrere tutto questo cammino; ho avuto bisogno di radici solide e ricordi vividi a scaldarmi quando niente, qua, mi ricordava le cose belle di casa.
So che siamo tante li fuori, sparse ovunque, leggo spesso le vostre storie :)
Ricordatevi di non perdervi, di non dimenticarvi. Lontane siam tutte legate agli stessi colori, alle stesse tradizioni; lontane siam tutte unite dallo stesso amore per la terra che un pò ci ha fatto fuggire, un pò ci manca.
Sicuramente non tutte condivideranno l'idea, ma stasera ho avuto proprio bisogno di sedermi un attimo per condividere questo pensiero con voi e sentirmi un pò meno sola.
Buonanotte :)